La Chiesa di San Giuseppe venne inaugurata, con il nome di Sant'Adolfo, nel 1937, in piena epoca fascista, in località Aielli Stazione. La chiesa sorgeva vicino al Sacrario dei Caduti alla Casa Littoria. Si tratta di uno degli esemplari più pregevoli dell'architettura dell'epoca nella Marsica. La facciata è bicroma con alcuni particolari in un suggestivo ed intenso rosso. Il campanile è incorporato nella facciata principale e un bel porticato delimita i due chiostri con all'interno due giardini.Alla chiesa si accede da tre ingressi: quello centrale con una porta in noce con sei belle sculture in legno rappresentanti i quattro evangelisti e due angeli volanti.Le vetrate sono la decorazione più evidente e di maggiore impatto dell'edificio, realizzate dalla Manifattura Chini di Borgo S. Lorenzo in provincia Firenze, contano in tutto 18 grandi finestre laterali, e 2 enormi trifore in corrispondenza dei due bracci del transetto. Alcune di queste rappresentano le quattordici stazioni della Via Crucis, mentre le due trifore rappresentano: una l'Annunciazione, l'altra un disegno allegorico che vuole esprimere la rinascita attraverso il sacrificio. I pavimenti sono decorati con marmi policromi e molto interessanti risultano anche le due statue lignee che rappresentano Sant'Adolfo e San Guido.
La terra marsa distrugge via via i segni del martirio tellurico. Quasi, anzi, tali segni non si scorgono più, negli epicentri della non dimenticata tragedia, e la terra ha rimarginato le sue ferite creandosi nuovi fondali di festa al trionfo della vita rinnovata. Quassù tutto è rinnovazione, redenzione. l monti intorno cangiano, nel mutevole giuoco dei chiaroscuri, continuamente l´aspetto della scena e se dal cielo scendono repentinamente valanghe di nuvole fangose e l'acqua martella a bruciapelo, non tarda il capovolgimento, benedetto da un raggio di sole che sciabola deciso. La redenzione cominciò dalla terra. Un vecchio contadino, arso dal caldo, dalla fatica, dal sacrificio, con Il volto bulinato da un travaglio ereditato e forse da non da ereditare ad altri, guarda la plaga fucense e ricorda, con parole sommesse, in un murmure pregno di vecchia stupefazione, la conquista dell'immensa spianata alla fatica umana e ai doni dell'agricoltura. Poi il contadIno distoglie lo sguardo dal basso, si gira, rimane a contemplare il nuovo miracolo: le opere della redenzione umana. Davanti a noi, siamo soli noi due, la chiesa si offre al cielo in una sintonia liturgica che disgrega la materia rendendola spasimo di fede, musicalità di gioiosa credenza, religiosa ed umile offerta alle glorie del cielo. Il silenzio mistico, di stupefazione profonda, è rotto a cadenze ritmiche dallo sferragliamento degli stantuffi di un compressore che inchioda e blocca la breccia nel fondo stradale. Leggi l'intero articolo
Progetto del 1934 della colonia agricola, mai costruita, con ingresso ad archi ed ampie finestre e balconate per esposizione bandiere.
Nella parte posteriore si notano le imponenti finestre e relative terrazze.
Fonte: Archivio Storico della Curia di Avezzano