Le attuali Gole (fino al 1998 "Gole di Celano") erano in antico denominate Fauces e, nel medioevo, davano il nome ad un abitato Foce, ad un bosco (silva de Foce) e ad un torrente (il Rio La Foce). L'ingresso delle Gole in territorio di Aielli (detto in passato "Bocca di Castelluccio") è suggestivo, ma lo è ancora di più quando ci si inoltra nello stupendo e spettacolare canyon facilmente percorribile da giugno ad ottobre (vista la pericolosità per i periodi primaverili ed invernali), dato il modesto dislivello di appena 250 metri su 4,5 chilometri di percorso dall'imbocco fino alla Fonte degli Innamorati. Il canyon è stato creato dal lavorio millenario del torrente La Foce che nel tempo ha separato il massiccio della Serra di Celano da quello del Sirente, creando le pareti altissime che raggiungono le centinaia di metri in altezza: a circa metà percorso inizia la grande curva dove le pareti sono altissime e distano, in alcuni punti, circa tre metri.
Al bivio per "Le Fosse di S. Marco" si passa il torrente sulla sinistra ed a un centinaio di metri, sulla sinistra, si può osservare la caduta della "Fonte degli Innamorati" a quota 1029, detta in passato "Spogna di S. Marco" data la sua vicinanza al monastero celestino rupestre. Ritornati al bivio precedentemente descritto, lungo la salita per le "Fosse di S. Marco" della Valle d'Arano di Ovindoli, su un terrazzo roccioso a picco sul torrente, sono i resti murari del monastero celestiniano di "S. Marco alle Foci" creato nel 1328 dai monaci del Casareni di S. Marco di Aielli accanto alla vecchia chiesa di Sanctae Mariae intra Fauces grazie all'intervento del Conte di Celano Pietro Ruggeri. Il monastero, che si estende per una lunghezza di 50 metri sul gradone roccioso, fu abbandonato nel 1396 quando i Celestini si trasferirono a Celano nella nuova sede del Palazzo comitale (S. Michele Arcangelo) messo a disposizione nel 1392 dal Conte di Celano Pietro II. Nei secoli successivi il monastero rupestre continuò ad essere proprietà del Celestini fino al suo abbandono nel corso dei seicento. È della fine del secolo XVII l'ultima notizia della utilizzazione della piccola chiesa semi-rupestre ("Cappella di S. Marco") utilizzata per processioni penitenziali dagli abitanti di Rovere (Grossi 1998,101-102).